In scjapinela - In punta di piedi
In occasione del Centenario della nascita, il comune di Meduno celebra Novella Cantarutti (26 agosto 2020-20 settembre 2009) con una mostra fotografica, intitolata In sciapinèla=In punta di piedi, a firma del celebre fotografo Danilo De Marco, e che vestirà la località di Navarons di Meduno, il luogo tanto amato dalla poetessa.
L’iniziativa, organizzata dal comune di Meduno su idea del sistema bibliotecario delle Valli e Dolomiti Friulane, gode di crediti e collaborazioni importanti come Fondazione Friuli, UTI delle Valli e delle Dolomiti Friulane, Circolo culturale Menocchio ed Ecomuseo Lis Aganis.
Inaugurazione
domenica 11 ottobre 2020, ore 16.00 - Navarons di Meduno
Testi e traduzioni di Novella Cantarutti
Fotografie di Danilo De Marco
Interverranno amici e colleghi della poetessa, e tra questi Aldo Colonnello, Gianpaolo Gri, Ida Vallerugo.
La mostra consiste in un percorso fotografico, che si snoda lungo la cinta muraria di sasso di Navarons, dedicate a Novella che il fotografo ha saputo cogliere in tutta la sua forza espressiva e nei suoi luoghi. Le fotografie sono intercalate da brani scelti dai testi della stessa Canatarutti.
In sciapinèla=In punta di piedi: questo il titolo scelto dal fotografo per la mostra, titolo ricavato da un testo della stessa poetessa. Un titolo che racconta l’anima delicata e rispettosa di un’intellettuale che mai dimenticò le proprie radici e che spese l’intera esistenza a rafforzarle e valorizzarle attraverso la scrittura poetica e la ricerca etnografica.
Una celebrazione che è anche una meritata restituzione: attraverso il percorso, far conoscere e vivere il borgo di Navarons, frazione del comune di Meduno. E nel contempo raccontare Novella in tutta la sua pluralità di anime intellettuali: poetessa innanzitutto, ricercatrice, docente, donna.
Danilo De Marco, maestro friulano di fotografia
Ci sono fotografie-oggetto, e sei tu a guardarle; ci sono fotografie che invece prendono l’iniziativa, e a guardarti sono loro. Le fotografie di Danilo De Marco, reporter ma anche giornalista, sono di questa seconda specie. Il suo obiettivo non ingoia quel che inquadra, non lo tiene per sé; è solo mediatore fra gli occhi di qui e gli occhi di là. Per questo sono fotografie che piacciono agli antropologi, che hanno smesso la pretesa dell’osservazione oggettiva e accettano di essere presi in mezzo nel gioco degli sguardi reciproci. Così anche Danilo De Marco. E’un fotografo di parte, e non bara. Ha camminato mezzo mondo (…). Andare di là, condividere, tornare poi (diversi da come si era partiti) a raccontare quel che si è visto e quel che si è riusciti a capire: lo sentiamo dei nostri, nella corrente della miglior antropologia. Conta poco come si racconta, al ritorno, se con parole o per immagini; conta raccontare con efficacia e verità.
Dalla presentazione di Gianpaolo Gri