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Testimonianze

CLAUDIO MAGRIS

“Mai come oggi è stata importante la presenza, l´attività, la creatività e la coraggiosa intelligenza di un’associazione culturale come il Circolo Menocchio. In un clima generale in cui contemporaneamente sembrano appiattirsi i valori, crescere spaventosamente la differenza fra le possibilità offerte da un successo anche banale e le possibilità di originali e vive esperienze creative, dilagare l´appiattimento uniforme di ogni cultura secondo un modello unico e l´opposta e complementare chiusura regressiva nei particolarismi, il Circolo Menocchio ha condotto un’esemplare e difficile battaglia per la promozione di una vera cultura, di voci grandi o minori, ma sempre autentiche, di modelli di pensiero e di sentire. Una realtà come il Circolo Menocchio è un fondamentale vaccino contro la degenerazione culturale.”

 

FURIO BIANCO

Collaboro da anni con il Circolo Culturale Menocchio di Montereale Valcellina. Con molti altri miei colleghi delle Università di Trieste e di Udine ho avuto l´opportunità di apprezzare la competenza, l'entusiasmo e il coraggio con cui i responsabili del Circolo elaborano progetti culturali e portano a compimento iniziative di ampio respiro, dalla presentazione di libri e dalle attività editoriali e di divulgazione alla realizzazione di mostre e alla preparazione di convegni scientifici.
Colmando inizialmente i vuoti dell’intervento pubblico in aree ritenute periferiche, nel corso degli anni il Menocchio è divenuto non solo un punto di riferimento obbligato e irrinunciabile per tutti i mandamenti di quell´ampio territorio del Friuli occidentale. Con la sua attività indefessa e percorrendo in modo singolare nuovi itinerari di intervento culturale, il Circolo Menocchio ha acquistato ormai ampia fama e riconoscimenti in Italia e all´estero, stabilendo una consolidata rete di collaborazioni a livello nazionale e internazionale con istituzioni culturali e scientifiche, riuscendo a coinvolgere nelle sue attività intellettuali e studiosi affermati e valorizzando le capacità professionali di giovani ricercatori e collaboratori impeganti in vari ambiti di intervento; non di meno il Circolo Menocchio, a suo tempo, ha scoperto, valorizzato e fatto conoscere talenti nel campo poetico e letterario che sono divenute figure di spicco nel panorama culturale nazionale.

 

CARLO GINZBURG

“Diversità”: in questa parola si potrebbe riassumere il tratto caratteristico dell´Italia così come si è venuta costruendo attraverso la sua lunghi sima storia. Diversità di paesaggi, modellati dal lavoro di generazioni e generazioni; diversità di parlate, di edifici, di cibi – un elenco che non finirebbe più. Tutto questo è ovvio, si dirà: ma implica il rifiuto, meno ovvio, di una nozione oggi di moda – quella di una presunta, e inesistente, ”identità” italiana. Una nozione intellettualmente vacua e politicamente nociva.
Della diversità ci si dimentica quando si parla di “Italia”, o di “cultura italiana”, in maniera generale (o generica). La capitale della cultura italiana non esiste. L´Italia ha un sistema policentrico, una rete che coinvolge centri maggiori, minori e minimi: ma la vitalità culturale non si misura dalle dimensioni. Lo dimostra la vicenda, per più versi esemplare, del Centro Menocchio a Montereale Valcellina. Un'istituzione che nel corso degli anni, anzi ormai dei decenni, ha saputo unire radicamento nel territorio (come si diceva una volta) e apertura verso l’esterno – verso ospiti di passaggio e verso nuovi arrivati che venivano da lontano – coinvolgendo generazioni diverse e servendosi di strumenti di comunicazione diversi. Un esempio di coraggio e di immaginazione al quale auguriamo una lunghissima vita.
Caro Ginzbug, Bologna 6 gennaio 2014


MAURIZIO BAIT

Un uomo è chiuso nella torre. Nessuna possibilità di fuga. Ma die Gedenken sind frei, i pensieri sono liberi.
La metafora di Hofmannstahl ben riproduce la nostra condizione attuale, dove la torre è un mondo che sembra non concedere nemmeno le speranze. Molte vite e molte società civili sono tuttavia salvabili dal pensiero, ossia dalla cultura. Il pensiero è insieme ricordo e progetto, imprinting e scommessa.
La cultura è bellezza e perciò integrità, consonanza e chiarezza, diceva Tommaso d´Aquino. Una sola cosa la vera cultura non potrà mai essere: schiava del Potere di turno.
Di fronte a schiere di zelatori convenzionali, la Bellezza sta nelle periferie solitarie e coraggiose, a piantare pietre militari di strade che aprono la mente.
Esistono avamposti meteorologici dello spirito che nello smog delle rimozioni e dell'illusione non si stancano di lanciare dalle loro coraggiose catapulte certi sassi prometeici che agitano gli stagni dell'indifferenza e scuotano di una Bora impietosa le steppe dell'indignazione. (…)
Non è solo, il Menocchio, in questa eretica e necessaria battaglia senza fine. Ma il "mondo novo" ha bisogno di nuove catapulte, nuovi assalti del pensiero libero al fortilizio del pensiero conforme. (…)
Una cultura asfittica e autoreferenziata non occorre e anzi fa danno. Ma un pensiero libero migliora l'umanità. Mozart, del quale oggi si celebra l´anniversario del congedo, fu preso per pazzo, scontò le malevolenze dei ruffiani, fu preso a calci nel sedere dal valletto di un arcivescovo principe, ballò con la moglie per scaldarsi senza legna e infine a 35 anni fu gettato in una fossa comune. Ma noi oggi sappiamo Mozart, non i nomi dei valletti e dei necrofori. E Mozart è un impareggiabile lenimento della vita.
Ecco perché il Menocchio deve vivere. Vita e ancora vita, contro ogni apparire.

Scrive Virgilio nell´Eneide:
Flectere si nequeo Superos
Acheronta movebo.


Maurizio Bait, Valbruna-Wolfsbach 5 dicembre 2013.